In un mondo dove le fiabe si intrecciavano con la cruda realtà, Biancaneve, con la sua pelle candida e i capelli corvini, si ritrovò catapultata in un incubo. Non più la dolce fanciulla dei boschi, ma una concorrente riluttante dello Squid Game.
Le luci al neon illuminavano il volto pallido di Biancaneve, mentre le lacrime le rigavano le guance. Il suo vestito giallo, macchiato di fango e paura, contrastava con l'atmosfera macabra del luogo. Non voleva giocare, non voleva uccidere, non voleva morire.
"Per favore, lasciatemi andare," supplicò con la voce tremante, ma le guardie mascherate la spinsero verso l'arena. Il primo gioco: "Un, due, tre, stella!". Biancaneve, con il cuore in gola, si mosse lentamente, gli occhi fissi sulla bambola gigante.
Ogni passo era un tormento, ogni secondo un'eternità. Vide altri concorrenti cadere, colpiti dai proiettili, e il suo pianto si fece più disperato. Non era una guerriera, era una principessa, abituata alla gentilezza e alla compassione.
Riuscì a superare la prima prova, ma il sollievo fu breve. Il prossimo gioco: "Il biscotto". Biancaneve tremava, la sua mano malferma impugnava l'ago. Il suo biscotto aveva la forma di un cuore, un simbolo di amore in un contesto di morte.
Le sue lacrime offuscavano la vista, rendendo il compito ancora più difficile. Sentì il panico montare, la paura di fallire, di essere eliminata. Ma poi, pensò ai sette nani, alla loro gentilezza, al loro amore. Non poteva deluderli.
Con un ultimo sforzo, riuscì a ritagliare il cuore, le mani tremanti e il viso rigato di lacrime. Sopravvisse, ma a quale prezzo? Ogni gioco era una tortura, ogni vittoria una sconfitta per la sua anima.
Biancaneve, la principessa gentile, si trasformò in una sopravvissuta, segnata dalla violenza e dalla paura. Non sapeva se sarebbe riuscita a vincere, ma sapeva che, anche se fosse sopravvissuta, non sarebbe mai più stata la stessa.
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