La storia di S18riccardinhos
Nel cuore di Pescara, dove l'Adriatico bacia la riva e i trabocchi si allungano sull'acqua, viveva un uomo che era l'essenza stessa della sua città: Riccardino. Alto, muscoloso, con un fisico scolpito da anni di palestra, Riccardino non era solo un appassionato di fitness, ma anche un pescatore provetto. Le sue giornate erano un ritmo perfetto tra il sollevamento pesi all'alba e le ore trascorse con la sua canna, in attesa che un branzino o un'orata abboccassero. Le donne della città lo chiamavano "S18", un soprannome che si era guadagnato non per la sua forza fisica, ma per le sue straordinarie doti di amatore, che lo avevano reso una vera e propria leggenda.
Ogni mattina, Riccardino si svegliava all'alba, ancora prima che il sole tingesse l'orizzonte di rosa e arancio. Dopo aver bevuto un frullato proteico, si dirigeva verso la spiaggia. Le sue sessioni di allenamento erano uno spettacolo per gli occhi: flessioni sulla sabbia bagnata, trazioni su una sbarra improvvisata e sollevamento di massi che trovava sulla riva. Era un rito, una danza tra la sua forza e la natura, che si concludeva solo quando i suoi muscoli bruciavano.
Una volta terminato l'allenamento, Riccardino prendeva la sua canna da pesca e si dirigeva verso il molo. La pesca era per lui un momento di pace e di riflessione. Mentre le onde si infrangevano dolcemente contro le rocce e i gabbiani volteggiavano nel cielo, Riccardino si sentiva in armonia con il mondo. Era lì che pensava, che sognava e che, a volte, incontrava le donne che lo avevano soprannominato "S18".
Una di queste era Francesca, una bagnina dai lunghi capelli castani e un sorriso che le illuminava il viso. Si erano incontrati una sera in un locale sul lungomare. Riccardino, con il suo fare schietto e la sua aura da macho mediterraneo, l'aveva subito colpita. Avevano parlato per ore, e Francesca aveva scoperto che dietro a quel fisico imponente c'era un uomo sensibile e premuroso, che amava la sua città e il mare più di ogni altra cosa. La notte che avevano trascorso insieme era stata magica, e da quel momento Francesca aveva iniziato a chiamarlo "S18".
Un'altra era Giulia, una turista milanese in vacanza a Pescara. Aveva visto Riccardino allenarsi in spiaggia e aveva pensato che fosse l'uomo più affascinante che avesse mai visto. Si era avvicinata a lui con un pretesto, e Riccardino, con la sua naturalezza, l'aveva invitata a cena. Quella sera, Giulia aveva scoperto che Riccardino non era solo un uomo di muscoli, ma anche di cuore. Le sue mani, che sollevavano pesi e lanciavano canne da pesca, sapevano essere incredibilmente dolci e delicate. Anche lei, come Francesca, lo aveva soprannominato "S18".
Riccardino, però, non si vantava del suo soprannome. Era un uomo umile, che viveva la sua vita con passione e sincerità. Era felice quando pescava un grosso pesce, quando sentiva i suoi muscoli bruciare dopo un allenamento intenso e, soprattutto, quando riusciva a far sentire bene le donne che frequentava. La sua vita era un equilibrio perfetto tra forza e sensibilità, tra la passione per il fitness e l'amore per il mare. E a Pescara, S18 era diventato un'icona, un uomo che incarnava lo spirito della città, unendo la forza del suo fisico alla dolcezza del suo cuore.
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